BOB LOVATI, nel suo scrigno mezzo secolo di Lazio

BOB LOVATI, nel suo scrigno mezzo secolo di Lazio

Il 20 luglio 1927 nasceva una leggenda della Lazio. Uomo simbolo della lazialità fra i maggiori della storia, depositario di oltre mezzo secolo di vita e segreti di questo club

Esattamente 91 anni fa (20 luglio 1927), nell’hinterland settentrionale di Milano, precisamente a Cusano Milanino, nasceva una leggenda della Lazio: Bob Lovati. All’anagrafe Roberto Lovati, al pari di Tommaso Maestrelli e Giorgio Chinaglia è uomo simbolo della lazialità fra i maggiori della storia, depositario di oltre mezzo secolo di vita e segreti di questo club.

Il suo amore per i colori, la sua sportività e signorilità, i suoi modi eleganti, la sua simpatia: un comportamento da tramandare. Braccio destro di Maestrelli nella Lazio più pazza e romantica di sempre, quella che vinse uno scudetto contro tutto e tutti. E ancora di salvezza in momenti complicati, quando Tommaso si ammalò fu lui a guidare la squadra.

Il Bob portiere

Il Bob portiere in tutto quanto questo ne esce abbastanza in silenzio. E quando se ne parla, spesso è per  rimestare antiche ferite: i 6 gol incassati dalla Jugoslavia in una delle due partite in cui ha vestito la maglia azzurra della Nazionale e quel Da Costa che nei derby gli faceva sempre raccogliere la palla in fondo al sacco. Ma a parte questi episodi Lovati è stato uno dei grandi portieri della Lazio, degno erede degli Sclavi, Blason, Gradella e Sentimenti IV. E dopo di lui, forse, bisogna arrivare a Felice Pulici per un altro grande numero uno della tradizione biancoceleste.

Lovati Inizia a giocare come portiere con la squadra dilettantistica locale della sua cittadina. A 20 anni viene acquistato dal Pisa, che all’epoca milita in Serie B,  e nella stagione 1952/53 passa al Monza, sempre nel campionato cadetto. Nell’estate del 1954 l’arrivo alla Lazio, che però lo gira subito in prestito al Torino, con cui debutta in Serie A. L’anno successivo approda definitivamente nella Capitale per sostituire De Fazio e Zibetti, che avevano preso la pesante eredità di Sentimenti IV. E’ il campionato 1955/56: dopo una partenza da incubo con il conseguente allontanamento della coppia di allenatori  Copernico-Ferrero e il passaggio del timone all’inglese di Liverpool, Jesse Carver, la Lazio arriva alla fine terza con gli stessi punti dell’ambiziosissima Inter di Angelo Moratti. Roberto Lovati risulta tra i protagonisti più importanti di quel formidabile risultato. Nel 1961, a 34 anni, conclude la propria carriera di calciatore con un bilancio di 135 presenze in campionato nelle sei stagioni a difesa dei pali della Lazio.

Vestendo la fascia da capitano Bob è stato eroe del primo trofeo della storia, la Coppa Italia del ’58.

Lovati  factotum della Lazio

Dal giorno del ritiro da calciatore Lovati diventa il factotum della Lazio: allenatore (prima squadra, Primavera, De Martino, dei portieri), vice allenatore, dirigente, talent scout. Da mister della prima squadra il bilancio delle presenze sulla panchina della Lazio è di complessive 110 partite (93 in campionato, 12 in Coppa Italia e 5 in Coppa delle Alpi) e ha conquistato anche una Coppa delle Alpi nel 1971.

Ma Bob Lovati è stato sopra di ogni altra cosa il punto di riferimento per tutto l’ambiente. Lui c’era sempre. Aiutante e prezioso mediatore al fianco dei presidenti, dirigenti, giocatori e allenatori, che nel corso degli anni si sono succeduti nella Lazio. Roberto Lovati  si è spento alla soglia degli 84 anni il 30 marzo 2011.

Attraverso un comunicato ufficiale sul proprio sito, oggi la Lazio ricorda la nascita di Bob Lovati e anche quella di Umberto Lenzini, a sua volta nato il 20 luglio.