EZIO SCLAVI, uomo da romanzo tra eroismo da pionieri e arte

EZIO SCLAVI, uomo da romanzo tra eroismo da pionieri e arte

Ezio Sclavi, non esiste nella storia della Lazio un personaggio più romanzesco. Siamo nei primi anni del 1920 quando il destino lo porta da Montù Beccaria, nell’Oltrepò Pavese, dove era nato il 23 marzo 1903, a Roma per il servizio militare. Nella compagnia atleti in quanto nella vita civile praticava il salto con l’asta. Atleta e acrobata formidabile, durante la leva decise di diventare portiere, anche per godere del maggiore numero di permessi concessi agli atleti che praticavano il calcio. Si presenta ad Alba e Fortitudo senza successo. Quindi, insieme ad alcuni commilitoni, decisero di iscriversi ad un torneo di calcio amatoriale che si stava organizzando a Roma e cominciarono a incontrarsi con le altre squadre. In una di queste partite qualcuno lo vede e lo segnala alla Lazio.

Il più leggendario giocatore che abbia mai avuto la Lazio

In breve fu tesserato per la Lazio, senza sapere che quel ragazzo diventerà uno dei massimi esempi di lazialità. Nonché il più forte portiere e il più leggendario giocatore che abbia mai avuto la Lazio. Undici anni in porta alla Lazio con un anno d’interruzione: il 1925 quando finisce il servizio di leva. Sclavi vorrebbe rimanere laziale, chiede però che gli paghino almeno vitto e alloggio. Siamo a cavallo tra il periodo pionieristico e le nuove prospettive di intendere il calcio, ma il Presidente Fortunato Ballerini era uomo all’antica e rispettò i sacri dettami del dilettantismo. Così Sclavi va alla Juventus, ma si trova davanti il migliore portiere d’Italia, Giampiero Combi.

Sclavi insieme a Combi nel 1934

In bianconero gioca  una sola volta e per di più nel ruolo di centromediano. Dopo un anno torna alla Lazio dove nel frattempo è passata la nozione del rimborso spese. Oltre che in porta, in quella stagione gioca anche nel ruolo di centravanti.

Ha indossato la maglia della Lazio dal 1923 al 1934, salvo la sopracitata stagione 1925/26 in cui militò nella Juve, per un totale di circa 250 partite (252 secondo LazioWiki). Sicure sono le 153 partite che ha disputato dal 1929, introduzione del Girone Unico, al 1934. Nel 1931 approda in Nazionale ma anche lì si trova davanti Combi. Con la maglia dell’Italia disputerà solo tre partite. Portiere agilissimo e potente, Sclavi era inoltre dotato di un coraggio fuori dal comune.

La storia di Sclavi, storia di eroismo da pionieri

La storia di Sclavi è storia di eroismo da pionieri. Novembre 1926. La Lazio giocava in casa con la Liberty Bari e si trovava in vantaggio per 1-0, quando una papera clamorosa permise agli ospiti di pareggiare. Il pubblico offese il portiere insinuando anche di essersi venduto la partita. La Lazio alla fine vinse per 2-1 ma da quel giorno Sclavi ignorerà per sempre il pubblico. Salvò, con parate da campione, la sua squadra dalla retrocessione nel drammatico spareggio di Milano con il Napoli del giugno 1929. Nel 1931, ad Alessandria prima viene ferito all’orecchio poi rimedia un calcione in faccia. Rimane in campo doppiamente fasciato e continua a parare.

Sclavi para

Nel 1934 si chiude la sua parabola gloriosa. Nel febbraio di quell’anno a Padova riceve un colpo alla testa e ne esce in stato confusionale. Polesel tirò in porta da molto lontano e il portiere non si accorse nemmeno che il pallone era entrato in porta, si capì la gravità delle sue condizioni. Finita la partita fu portato in ospedale ma il giocatore non ricordava nulla. Nelle settimane seguenti si parla dello ’Smemorato di Padova’.

Sclavi in Padova-Lazio del 1934

Il 1° aprile contro la Fiorentina sente una fitta: menisco che all’epoca era roba grave. Fu operato due volte.  La Lazio nel frattempo si era premunita ed aveva acquistato uno dei migliori portieri in circolazione all’epoca, Giacomo Blason dalla Triestina. Nell’estate del 1934 grandi cambiamenti nella Lazio. Sclavi a 31 anni vive l’avvicendamento come un dramma. Meglio smettere. Quando ripartì il campionato capita di vederlo dietro la porta in veste di fotografo.

Ezio Sclavi fotografoAllenerà il Messina l’anno seguente per qualche partita in sostituzione dell’esonerato Pietro Piselli e poi la decisione di lasciare il calcio, Roma e l’Italia.

Sclavi pittore

Si arruolò volontario, con il grado di caporale motociclista, per la guerra in Etiopia. Prigioniero di guerra torna in Italia solo nel 1947 e si stabilisce ad Arma di Taggia, in Liguria, dove coltiva la sua antica passione per la pittura. È ritenuto un degno rappresentate della ‘Scuola Romana’ con Gattuso e altri. Molte opere di Sclavi hanno soggetti calcistici come “Il portiere ferito” (autoritratto) e “Il pulcino Giubilo” dedicato al giovanissimo portiere laziale della squadra pulcini che con le sue parate permise alla Lazio di uscire imbattuta da Vienna nella partita contro la fortissima squadra del Wacker del 1933. Ezio Sclavi muore il 31 agosto 1968, ad Arma di Taggia. A soli 65 anni, ma è come se avesse vissuto tre volte.

Autoritratto

*Immagini tratte da LazioWiki