FRANCESCO JANICH, una nota di stile nella tormentata Lazio anni ’60

FRANCESCO JANICH, una nota di stile nella tormentata Lazio anni ’60

Auguri a Francesco Janich (all’anagrafe Ianich), detto Franco, nato a Udine il 27 marzo 1937. Prima tre stagioni in biancoceleste da calciatore con la conquista della Coppa Italia 1958, poi altre due da direttore generale nel periodo 1978-1980. Di ruolo difensore, muove i primi passi calcistici nelle file dello Spilimbergo per poi passare all’Atalanta dove inizia la sua carriera da professionista facendo esordio in Serie A il 16 settembre 1956 nella sfida contro il Napoli vinta dai bergamaschi per 2-0.

Allora ventunenne, fu acquistato dalla Lazio nel 1958 e poche settimane dopo vinse la Coppa Italia. In finale giocò da terzino marcando un certo Kurt Hamrin, che chiamavano ‘Uccellino’, ma in realtà era un serpente velenoso. 

A quell’inizio glorioso seguirono tre stagioni tormentate, culminate con la prima retrocessione della storia. Nel triennio biancoceleste Janich totalizzò 105 presenze (93 in campionato, 10 in Coppa Italia e 2 in Coppa delle Alpi) ed è stato uno dei difensori più eleganti e tecnici che abbiano indossato la casacca della Lazio.

Una formazione della Lazio nella stagione 1960-61, 18ª classificata in Serie A (retrocessa in Serie B)

Era troppo per la B e infatti nel 1962 fu ceduto al Bologna, dove ritrovò Fulvio Bernardini che lo aveva lanciato nella Lazio. Diventò titolare inamovibile dell’undici rossoblù e raggiunse il traguardo più alto della sua carriera con lo storico scudetto del 1964, vinto allo spareggio contro l’Inter di Herrera. Nella speciale classifica dei rossoblù di tutti i tempi, Janich si piazza all’ottava posizione per numero di presenze. Nel suo palmares vanno aggiunte la Coppa Italia 1970 vinta con i felsinei e in ambito internazionale, sempre con la maglia rossoblù, una Coppa Mitropa (1961) e una Coppa Lega italoinglese (1970).

Janich è il calciatore di movimento col maggior numero di gare in Serie A (425) fra quelli che non sono mai andati a segno. Nella sua lunga carriera di difensore roccioso, non a caso venne soprannominato ‘l’armadio’, si dimostrò però altrettanto corretto e non fu mai espulso. Si ritirò nel 1973 giocando la sua ultima stagione con la maglia della Lucchese.

Nel periodo bolognese Janich collezionò anche 6 presenze in Nazionale e andò ai mondiali del 1966 come riserva dello juventino Salvadore, ma alla terza partita il CT Fabbri lo mise a comandare la difesa. Era il giorno di Italia-Corea, insieme al recente Italia-Svezia il più grande naufragio della Nazionale di calcio. Quel giorno Janich disse addio all’azzurro.

Pak doo Ik non lascia scampo ad Albertosi in Inglilterra nel 1966, (foto ap)

Una volta terminata la carriera da giocatore, Janich ricoprì cariche dirigenziali. E dopo essere stato direttore generale del Napoli e poi direttore sportivo del Como, è  tornato di nuovo alla Lazio: DS della Società biancoceleste dal 1978 al 1980. L’anno successivo diventò diesse della Triestina. Nel 1986, da direttore sportivo del Bari, fu coinvolto nello scandalo delle calcioscommesse, e pagò con sei mesi di squalifica.

Tra la fine degli anni ‘90 e i primi anni del nuovo Millennio assieme al procuratore Riccardo Franceschini gestì la Franceschini-Janich, agenzia di ricerca di talenti calcistici. Fu inoltre nello staff amministrativo del Manfredonia. Dal  2007  ricopre il ruolo di direttore sportivo nel Pomezia, squadra che milita nel campionato di Eccellenza Laziale.  Attualmente Janich vive nei dintorni di Roma e non manca di seguire con affetto le vicende della Lazio.