FULVIO BERNARDINI, con lui la Lazio uscì dalla preistoria

FULVIO BERNARDINI, con lui la Lazio uscì dalla preistoria

Fulvio Bernardini nel 1925 è stato il primo calciatore biancoceleste a vestire la maglia azzurra, nonché primo giocatore in assoluto militante in Lega Sud. Nel 1958 è stato il primo allenatore a vincere un trofeo ufficiale con la Lazio. Nel 1974 è diventato CT azzurro. Nel 2011 ottiene un riconoscimento alla memoria nella Hall of Fame del calcio italiano.

Da calciatore ha giocato in tutti i ruoli. Portiere agli inizi, quindi attaccante, poi mezzala e, successivamente, centromediano. Nato a Roma il 28 dicembre 1905, ma la nascita fu registrata all’anagrafe il 1° gennaio 1906, è deceduto a Roma il 13 gennaio 1984. Soprannominato Fuffo, o Dottore (era laureato in Scienze economiche), Fulvio Bernardini è stato un fuoriclasse tra i più grandi che il calcio italiano abbia espresso.

Fulvio Bernardini alla Lazio

Gli altri si dibattevano nella preistoria, lui, Fulvio Bernardini, mostrò il futuro. Arrivò alla Lazio a 14 anni ancora da compiere, prelevato dalla squadra dell’oratorio di San Sebastiano denominata Exquilia. Era il 1919, presto esordì in porta e stupì tutti tanto da essere promosso portiere titolare. Alla metà della stagione 1920/21 chiese di poter essere spostato in attacco. Ci sono discordanze sui motivi della sua scelta di cambiare posizione. Secondo alcune fonti Bernardini avrebbe deciso di cambiare ruolo a causa dei quattro gol subiti nella partita Naples-Lazio 4-2, altre invece riportano che Bernardini decise di giocare come attaccante a causa di un grave scontro di gioco, avvenuto in un Fortitudo-Lazio, che gli fece perdere i sensi, e alle conseguenti pressioni della famiglia preoccupata.

Comunque sia, i dirigenti della Lazio decisero di accontentarlo provandolo centravanti nella squadra riserve. Fu un trionfo già dalla prima partita. Nella Prima Divisione 1922/23 fu capocannoniere con 21 gol. Alla Lazio rimase fino al 1926, collezionando circa 100 presenze (all’epoca la stampa non sempre riportava i tabellini e pertanto stabilire dati precisi è impossibile), mentre le marcature sono state 73.

Inter e Roma

Intanto, le grandi società del Nord  da qualche tempo si erano messe sulle tracce di Bernardini, che dopo aver respinto una richiesta della Juventus, nell’estate del 1926 si trasferì all’Inter, società in cui rimase fino al 1928 disputando 58 partite impreziosite da 27 reti. Nel 1928 Bernardini tornò nella Capitale per vestire la maglia della Roma.

Simbolo della Lazio per tanti anni, ‘Fuffo’ in breve tempo divenne il simbolo anche per la squadra giallorossa, da centromediano. Non a caso gli è intitolato il Centro sportivo di Trigoria, sede ufficiale della Roma. Nel club giallorosso giocò fino al 1939, collezionando 286 partite e segnando 45 reti. Chiuse la carriera da calciatore nel 1943 vestendo la maglia della Mater, squadra romana che proprio in quelle stagioni fu promossa in Serie B. In Nazionale giocò 26 partite, realizzando 3 reti. Bronzo alle Olimpiadi di Amsterdam del 1928, Bernardini non fu convocato dal C.T. Vittorio Pozzo né ai Mondiali del 1934 né a quelli del 1938.

L’allenatore

La carriera di allenatore iniziò sulla panchina della Mater (allenatore-giocatore per due stagioni) prima di passare alla guida della Roma nel 1949/50. Il rapporto si interruppe però presto e la stagione dopo Fulvio Bernardini allenò la Reggina in terza serie. L’anno successivo passò al Vicenza in Serie B dove rimase per due stagioni prima di sbarcare a Firenze nell’estate del 1953. Con la Fiorentina vince il primo storico scudetto della squadra gigliata nel 1955/56. Nella Lazio fu allenatore dal 1957/58 al 1960/61 con la vittoria della Coppa Italia del 1958, totalizzando 92 panchine.

Bernardini Fulvio

Nella stagione 1961/62 si trasferì al Bologna, che portò a vincere il titolo di campione d’Italia nel 1963/64,  diventando il primo allenatore italiano a vincere lo scudetto con due squadre diverse. Il Bologna dopo la Fiorentina: prime squadre non torinesi e non milanesi ad aggiudicarsi i Campionati italiani di calcio nel dopoguerra fino agli anni ’70. Nell’estate del 1965 si trasferì alla Sampdoria che guidò fino al 1971. Nel 1974 fu chiamato dalla Federazione per allenare la Nazionale italiana reduce dal fallimento dei Mondiali di Germania e ricoprì questo ruolo fino al 1977.