ENRIQUE FLAMINI, il primo numero 10 della storia laziale

ENRIQUE FLAMINI, il primo numero 10 della storia laziale

Oriundi, croce e delizia del calcio italiano. Una storia lunga oltre un secolo. Negli anni Cinquanta e Sessanta dalla pattuglia degli oriundi uscirono Schiaffino, Angelillo, Altafini, Sivori e Maschio. Dagli anni 2000 in poi ecco invece giocatori del calibro di Camoranesi, campione del mondo azzurro nel 2006, e Jorginho, campione d’Europa nel 2021. Il fenomeno ebbe inizio negli anni ’20, e nei successivi decenni 1930 e 1940 di oriundi ne arrivarono a plotoni. Spesso bidoni, talvolta campioni. Di questa seconda categoria faceva sicuramente parte Enrique Flamini. Argentino di nascita, ma di origine italiana. In quel periodo i «rimpatriati» dal Sudamerica forgiarono la nazionale italiana: con Monti, Cesarini e Orsi, che vinsero il Mondiale del 1934.

Abbandonate le piste brasiliane, la Lazio rivolse lo sguardo a quelle argentine e nel 1939, insieme ai connazionali Barrera e Pisa, portò nella Capitale Enrique Flamini. Nome completo Enrique Domingo Flamini, anche noto in Italia come Enrico Flamini. Soprannome “Flacco” (alterando “flaco” cioè “magro” in spagnolo). Proveniente dalla formazione argentina del Racing Avellaneda, viene tesserato come oriundo. Proprio in quello stesso anno il calcio italiano introduceva i numeri di maglia e Flamini fu il primo, degnissimo, numero 10 della storia laziale. In maglia biancoceleste resta per undici stagioni, collezionando 283 presenze complessive (272 in campionato e 11 in Coppa Italia) arricchite da 44 gol (43 in campionato ed uno in Coppa Italia). Nelle prime apparizioni in biancoceleste gioca da centravanti, ma presto si trasforma in centrocampista.

Una figurina di Flamini

E che centrocampista. Tra i più tecnici di sempre nella storia della Lazio, capace di unire la fantasia sudamericana a un temperamento in campo e un bagaglio tecnico adatti al football europeo. Conquista subito i tifosi, ma soprattutto a partire dal 26 maggio 1940, quando con la squadra in estrema emergenza, senza otto-nove titolari compresi i due portieri Blason e Giubilo, realizza il gol decisivo nell’1-0 nel derby contro della Roma. Durante il periodo bellico, tra il 1943 ed il 1946, torna in Sudamerica dove gioca nel Penarol di Montevideo e poi in Brasile nel Cruzeiro. Nella stagione 1946/47 rientra alla Lazio dove rimane fino al 1952 quando viene ceduto alla Reggiana. Termina la carriera da calciatore nel 1956 in quarta serie con la maglia del Terracina. Con la Lazio vince il prestigioso Trofeo Teresa Herrera nel 1950. In azzurro conta una presenza nell’Italia B.

Nell’estate del 1958 torna a casa Lazio chiamato a guidare le giovanili. Poi ricoprì il ruolo di capo degli osservatori e più tardi divenne uno dei responsabili di un floridissimo vivaio biancoceleste. Inoltre nella Lazio ha ricoperto,  per un breve periodo, anche il ruolo di allenatore della prima squadra, per poi affiancare il D.T. Jesse Carver nella terribile stagione 1960/61, quella della prima retrocessione in Serie B, ed anche quello di vice Bob Lovati al termine di un’altra travagliata annata, la 1970/71,  anche questa culminata con la retrocessione. Tutto compreso 40 anni di Lazio per Enrique Flamini, che era nato a Rosario di Santa Fè (Argentina) il 17 aprile 1917, e deceduto a Roma l’11 gennaio 1982. Romantico e combattivo faro biancoceleste in campo, maestro per i giovani dalla panchina, talent scout fino all’ultimo, il “Flacco” è laziale fra i più grandi di sempre.

Flamini in panchina con Carver nel 1960 – Foto: Keystone Hulton/ Archive Getty