QUELLI DEL 74, I RAGAZZI DI TOMMASO MAESTRELLI (e la leggenda delle armi)

QUELLI DEL 74, I RAGAZZI DI TOMMASO MAESTRELLI (e la leggenda delle armi)

Leggendari, ma non solo per il primo scudetto della storia della Lazio.
Squadra divisa in due clan separati, le partitelle in allenamento si trasformavano in una
caccia all’uomo; da una parte Chinaglia, Wilson, Oddi, Pulici e Facco, dall’altra Frustalupi, Garlaschelli, Martini, Re Cecconi e Nanni. Feroci rivali dal lunedì al sabato, perennemente in guerra nello spogliatoio, dove, ed è qui che diventa leggenda, non sono mancati colli rotti di bottiglia e addirittura le pistole: passione nei ritiri era spesso il tiro al bersaglio. Leggenda dice che fu Petrelli il primo a introdurre un’arma, una calibro 22, al posto delle carte che non amava proprio, da lì in poi spuntò di tutto, anche i Winchester.
Poi la domenica succedeva qualcosa di straordinario e le due anime della squadra si fondevano magicamente per la vittoria durante la partita, terminata quella tutto tornava alla normalità.
La follia applicata al calcio, fenomeno unico e irripetibile.

Papà di tutti, in questo guazzabuglio di squadra  l’allenatore Tommaso Maestrelli, persona di raffinata intelligenza e grande spessore umano, capì che era proprio quella divisione la vera forza della squadra e gestì in maniera perfetta quella situazione difficile da spiegare con la ragione.
In una delle poche volte che l’approccio alla gara fu sbagliato Maestrelli non fece rientrare i suoi ragazzi nello spogliatoio, ordinando il ritorno in campo immediato, prese le posizioni in anticipo davanti al pubblico che non capiva, ma che iniziò a incitare, il passivo di 1-2 si trasformò presto in 4-2.

Così, mentre il terrorismo faceva tremare l’Italia e il clima era irrespirabile,
la valvola di sfogo ai problemi quotidiani, il calcio, vinceva nella sua contraddizione più assoluta, unica e irripetibile, la mitica ( 40 anni dopo possiamo dirlo con certezza assoluta) Lazio di “Papà Maestrelli”, per la prima volta Campione d’Italia.