D’AMICO “Vincenzino”: rideva, scherzava e salvava la Lazio

D’AMICO “Vincenzino”:  rideva, scherzava e salvava la Lazio

Vincenzo D’Amico nasce a Latina il 5 novembre 1954. Ragazzo prodigio in quella mitica squadra Campione d’Italia 1974, in età più matura, negli anni ‘80 da capitano, salverà la Lazio in alcuni dei momenti più drammatici della storia biancoceleste, storia di cui Vincenzino è un’autentica icona. Talento puro tutto intuizione e genio, agli esordi è paragonato a Neeskens e Netzer, ma alcuni limiti caratteriali (leggenda dice belle donne e buona tavola..) e qualche infortunio di troppo ne hanno limitato la carriera. Non riuscirà mai a indossare la maglia della nazionale maggiore, ma questo anche a causa della concorrenza di un certo Franco Causio e di un certo Claudio Sala. Viene convocato una sola volta nel 1980 senza scendere in campo.

Gli capitava di affrontare la partita della domenica come uno che va a dare quattro calci tra amici, fra battute e prese in giro. Figuriamoci negli allenamenti in quella Lazio folle e romantica del ‘74 divisa in clan con lui giovanissimo e neutrale sotto la protezione di Maestrelli e capitan Wilson. E così, mentre gli altri sul campo di Tor di Quinto erano lì a giocarsela a denti stretti, Vincenzino era sempre pronto a togliere la gamba al momento opportuno. Eppure, qualche anno più tardi oltre alla classe pura D’Amico mostrò tutto ciò che c’è di epico nel calcio e con cuore, grinta  e sofferenza è riuscito a salvare due volte la Lazio.   

L’arrivo alla Lazio e lo Scudetto 1973/74

D’Amico tira i primi calci nel Cos Latina e nelle giovanili dell’Almas Roma. Passa alla Lazio nel 1970 portato dal mitico osservatore Carlo Galli. Centrocampista di spiccate attitudini offensive gioca da mezzala o come ala sinistra. Impiegato nella Primavera si segnala subito per le sue notevoli qualità tecniche ed entra già dalla stessa annata nell’orbita della prima squadra allenata da Lorenzo. Non ancora diciottenne, il 21 maggio 1972 fa il suo esordio con i biancocelesti in Serie B nella vittoria all’Olimpico sul Modena (2-1 in rimonta con doppietta di Chinaglia).

Qualche mese dopo subisce però un grave infortunio ai legamenti del ginocchio che lo costringe a saltare l’intera stagione 1972/73. Una volta ristabilito, il giovane D’Amico debutta in Serie A il 14 ottobre 1973 in Lazio-Sampdoria (1-0, rete di Wilson), diventando titolare nella formazione che sarà Campione d’Italia, preferito da Tommaso Maestrelli a Manservisi. In quello storico campionato D’Amico colleziona 27 presenze con due reti, tra cui una nel derby di ritorno. Vince lo scudetto e viene premiato come miglior giovane del campionato.

Anni ’80, D’Amico salva la Lazio da capitano

Nelle annate successive perde il posto a favore di Roberto Badiani; e nel 1977 subisce un nuovo infortunio che lo frena ancora. Torna stabilmente titolare a partire dalla stagione 1978/79, sotto la guida di Bob Lovati, e sul finire del campionato successivo diventa il capitano della squadra. Sono gli anni bui del  calcioscommesse e dopo che la mannaia della giustizia sportiva aveva decapitato la Lazio (Giordano, Wilson, Cacciatori e Manfredonia squalificati), rimase solo D’Amico con un manipolo di ragazzini e una salvezza da conquistare. Il 30 marzo 1980  all’Olimpico arrivò il Catanzaro per lo scontro diretto: Vincenzino prese per mano la Lazio e l’acuto del primo gol quella domenica toccò il cuore dell’Olimpico. Finì 2-0 (il raddoppio arrivò grazie a un autogol) ma fu tutto vanificato dalla sentenza del giudice sportivo che condannò la Lazio alla Serie B.

La parentesi al Torino  – Contro la volontà dello stesso giocatore, nell’estate del 1980 per dare una boccata d’ossigeno alle ansimanti casse societarie di quegli anni travagliati e con poche risorse economiche, D’Amico viene ceduto al Torino dove eredita il ruolo di fantasista di fascia lasciato vacante da Claudio Sala. Ma la casa di D’Amico è la Lazio e sul finire di quella stessa stagione chiede di tornare nella Capitale.

Il ritorno alla Lazio per salvarla dal baratro della C

Nel 1981 ritorna in biancoceleste con la squadra in Serie B. L’obiettivo è la promozione ma la cose non vanno come previsto e la Lazio ottiene la salvezza solo nelle ultime giornate; con 10 reti D’Amico è il miglior marcatore della squadra, tra queste la tripletta realizzata alla penultima giornata contro il Varese: uno, due, tre gol e salvò la Lazio in uno dei momenti più bui della sua storia, che sotto di due reti stava scivolando in Serie C. Il ritorno in Serie A avvenne nella stagione successiva, cui fa seguito la salvezza nel campionato 1983/84 con D’Amico impiegato come finto centravanti a causa dell’infortunio di Giordano. Segna 7 reti, con una doppietta nel derby di ritorno. Rimarrà alla Lazio fino al campionato di Serie B 1985/86.  Chiude la propria esperienza in biancoceleste con 276 presenze in campionato, al quarto posto di sempre dopo Puccinelli, Wilson e Favalli, e con un bottino di 40 reti. Mentre con 338 presenze in assoluto è al sesto posto nella classifica di tutti i tempi dei fedelissimi in maglia biancoceleste, maglia che D’Amico ha vestito per 14 stagioni, dal 1971/72 al 1979/80 e dal 1981/82 al 1985/86.

Gli ultimi anni alla Ternana – Nel 1986 passa alla Ternana, in Serie C2, allenata dall’ex biancoceleste e compagno di squadra Mario Facco. Qui nel 1998 chiude la carriera da calciatore.

Dopo il ritiro allena a livello giovanile, anche nella Lazio, di cui nel 1999 diventa osservatore. Dal 2007 al 2009 ricopre l’incarico di Presidente della Virtus Latina, per poi passare all’Adrano, compagine siciliana militante nel campionato di Serie D, come direttore generale. Parallelamente all’attività di dirigente, inizia quella di commentatore sportivo in varie emittenti locali e alla Rai.